美国作家丹·布朗的一部小说,2003年3月18日由兰登书屋出版,并以750万本的成绩打破美国小说销售记录,是有史以来最卖座的小说。小说集合了侦探,惊悚和阴谋论等多种风格,并激起了大众对某些宗教理论的普遍兴趣。

1
Robert Langdon riprese coscienza lentamente. Un telefono squillava nel-l'oscurità, uno scampanellio acuto. Un suono che non gli era familiare. Cercò a tastoni la lampada sul comodino e la accese. Sollevando le palpe-
bre ancora gonfie per il sonno, si guardò attorno e scorse una ricca camera da letto in stile, con mobili Luigi XVI, pareti affrescate e un colossale letto in mogano col baldacchino.
"Dove diavolo sono finito?"
L'accappatoio in tessuto jacquard appeso a una delle colonne portava lo stemma HOTEL RITZ PARIS.
Pian piano, la nebbia cominciò ad allontanarsi dal suo cervello. Langdon sollevò il ricevitore. «Pronto?»
«Monsieur Langdon?» chiese un uomo. «Spero di non averla svegliata.» Con la mente ancora confusa dal sonno, Langdon lanciò un'occhiata alla sveglia sul comodino. Mezzanotte e trentadue. Si era addormentato meno di un'ora prima, ma si sentiva come un'anima ritornata dal regno dei morti.
«Qui è la portineria, Monsieur. Mi scusi il disturbo, c'è una persona che chiede di lei. Insiste che è urgente.»
Langdon faticava ancora a connettere. "Una persona?" Lesse oziosamen-te la scritta su un cartoncino posato sul comodino.
        L'UNIVERSITÀ AMERICANA DI PARIGI
       È LIETA DI PRESENTARE UNA SERATA CON
            ROBERT LANGDON
   PROFESSORE DI SIMBOLOGIA RELIGIOSA, HARVARD UNIVERSITY
Langdon gemette tra sé. La sua conferenza — una proiezione di diaposi-tive sulla simbologia pagana nascosta nelle pietre della Cattedrale di Char-tres — doveva avere arruffato il pelo a qualche ascoltatore fondamentali-sta. Probabilmente uno studioso di religioni l'aveva seguito fino all'albergo per insultarlo.
«Mi dispiace» disse Langdon «ma sono stanco e...»
«Mais, monsieur» insistette il portiere abbassando il tono di voce e sus-surrando in fretta: «Il suo visitatore è una persona importante».
Langdon non ne dubitava. I suoi libri sull'arte religiosa e sulla simbolo-gia del culto lo avevano reso, a dispetto delle sue intenzioni, una celebrità nel mondo dell'arte; inoltre, l'anno precedente, la sua visibilità si era molti-plicata per cento a causa del suo coinvolgimento in un incidente avvenuto nel Vaticano, a cui era stata data un'amplissima pubblicità. Da allora il flusso di storici convinti della propria importanza e di maniaci dell'arte che suonavano alla sua porta non si era più arrestato.
«Per favore, mi può usare la gentilezza» rispose Langdon, il quale fati-cava a non lanciargli qualche improperio «di farsi lasciare il nome e il nu-mero di telefono di questa persona, e di dirle che farò del mio meglio per chiamarla prima di lasciare Parigi, martedì prossimo? Grazie.» E riaggan-ciò, prima che il portiere potesse protestare.
Seduto sul letto, Langdon guardò con ira la guida dell'albergo, appoggia-ta sul comodino. La copertina vantava: DORMIRE COME UN BAMBI-NO NELLA CITTÀ DELLE LUCI. BUON SONNO AL RITZ DI PARI-GI. Alzò la testa e fissò lo specchio a parete davanti a lui. L'uomo che gli ricambiò lo sguardo era un estraneo, spettinato ed esausto.
"Hai bisogno di una vacanza, Robert."
L'ultimo anno lo aveva stancato moltissimo, ma a Langdon non piaceva vederne la prova allo specchio. I suoi occhi azzurri, di solito acuti e vivaci, erano velati e gonfi. La mascella forte era coperta dalla barba scura di un giorno e così il mento, tagliato verticalmente da una fossetta. Sulle tempie, le strisce grigie si erano allargate, annettendosi nuove aree del suo cespu-glio di capelli scuri e ricciuti. Anche se le colleghe sostenevano che il gri-gio accentuava il suo fascino di studioso, Langdon non si faceva illusioni.
"Se il 'Boston Magazine' mi vedesse ora."
Il mese precedente, con grande imbarazzo di Langdon, il "Boston Magazine" lo aveva elencato tra le dieci persone più affascinanti della cit-tà, un discutibile onore che lo aveva reso oggetto di infinite battute da par-te dei colleghi di Harvard. Quella sera, a cinquemila chilometri da casa, il complimento era tornato ad assillarlo alla conferenza da lui tenuta.
«Signore e signori» aveva detto la moderatrice, parlando all'aula piena, nel Pavillon Dauphine dell'Università americana di Parigi «il nostro ospite di questa sera non ha bisogno di presentazione. È autore di numerosi libri: La simbologia delle sette segrete, L'arte degli Illuminati, Il linguaggio perduto degli ideogrammi, e quando affermo che ha scritto il testo fonda-mentale sulla Iconologia della religione intendo questa frase alla lettera. Molti di voi usano il suo volume nei loro corsi.»
Gli studenti che facevano parte del pubblico avevano annuito con entu-siasmo.
«Avevo pensato di presentarlo ricapitolando il suo impressionante curri-culum vitae. Però...» Aveva guardato ironicamente Langdon, che sedeva accanto a lei. «Una persona del pubblico mi ha appena passato una presen-tazione assai più, per così dire... "seducente".»
E aveva mostrato una copia del "Boston Magazine".
Langdon si era sentito correre un brivido lungo la schiena. "Dove diavo-lo è andata a pescarlo?"
La moderatrice aveva cominciato a leggere alcune frasi scelte, tratte dal-l'articolo idiota; Langdon si era sentito sprofondare sempre più nella sedia. Trenta secondi più tardi, la gente rideva e la donna non dava segno di vo-lersi arrestare. «"E il rifiuto del signor Langdon di parlare in pubblico del suo inconsueto ruolo nel conclave vaticano dello scorso anno gli ha fatto certamente guadagnare qualche ulteriore punto nel nostro 'affascinometro-'".» Come se non bastasse, si era anche messa a pungolare il pubblico. «Volete saperne di più?»
La folla aveva applaudito.
"Che qualcuno la fermi" aveva supplicato Langdon, mentre la donna si tuffava nuovamente nell'articolo.
«"Anche se il professor Langdon non ha quella bella presenza palestrata che contraddistingue alcuni dei nostri giovani prescelti, questo accademico quarantenne ha dalla sua il fascino dell'erudito. La sua accattivante presen-za è sottolineata da una voce stranamente bassa e baritonale, che le sue studentesse descrivono come cioccolata per le orecchie'".»
L'intera sala era scoppiata a ridere.
Langdon era riuscito a rivolgere al pubblico un sorriso imbarazzato. Sa-peva quel che veniva ora — un commento ridicolo su un "Harrison Ford in giacca di Harris Tweed" — e, poiché quella sera gli era sembrato di potere finalmente indossare senza pericolo un girocollo Burberry e la giacca di Harris Tweed, a quel punto aveva deciso di passare all'azione. «Grazie, Monique» aveva detto, alzandosi prima del tempo e costringendola ad al-lontanarsi dal podio. «Il "Boston Magazine" è davvero molto abile nelle narrazioni di fantasia.» Fissò il pubblico e sospirò con imbarazzo. «E se scopro chi ha portato quel giornale, lo faccio deportare dal consolato ame-ricano.»
La folla aveva riso.
«Bene, signori, come tutti sapete, questa sera sono venuto a parlare del potere dei simboli...»
Il silenzio venne di nuovo interrotto dallo squillo del telefono.
Incredulo, Langdon si lasciò sfuggire un gemito e sollevò il ricevitore. «Sì?»
Come prevedeva, era di nuovo la portineria. «Signor Langdon, mi scusi di nuovo. La chiamo per informarla che il suo ospite sta salendo. Pensavo
che fosse bene avvertirla.»
A quel punto, Langdon era ormai del tutto sveglio. «Ha lasciato salire qualcuno nella mia stanza?»
«Le mie scuse, Monsieur, ma un uomo del genere... non ho l'autorità di fermarlo.»
«Ma chi è, esattamente?»
Il portiere aveva già riattaccato.
Un attimo più tardi, qualcuno bussò rumorosamente alla porta.
Insicuro sul da farsi, Langdon scese dal letto e sentì le dita dei piedi infi-larsi profondamente nel tappeto savonnerie. Si infilò l'accappatoio dell'al-bergo e si diresse alla porta. «Chi è?»
«Signor Langdon? Devo parlare con lei.» L'uomo aveva un distinto ac-cento francese, un latrato secco, autorevole. «Sono il tenente Jérôme Col-let. Direction centrai Police judiciaire.»
Langdon rimase interdetto per qualche istante. "La polizia giudiziaria?" La sua Direzione centrale era qualcosa di molto vicino all'FBI americano.
Senza togliere la catena di sicurezza, Langdon socchiuse di pochi centi-metri la porta. La faccia che lo guardava era affilata e sbiadita. Il tenente Collet era eccezionalmente magro e indossava un'uniforme blu dall'aspetto estremamente serio.
«Posso entrare?» chiese il poliziotto.
Langdon era ancora esitante. I suoi dubbi aumentavano a mano a mano che gli occhi segnati del tenente lo scrutavano. «Di cosa si tratta?»
«Il mio capitaine richiede la sua consulenza per una questione privata.»
«Adesso?» cercò di obiettare Langdon. «È mezzanotte passata.»
«È vero che lei doveva incontrarsi con il curatore del Louvre, questa se-ra?»
Langdon sentì bruscamente crescere il disagio. Lui e il famoso curatore Jacques Saunière dovevano incontrarsi per bere qualcosa insieme, dopo la conferenza all'Università americana, ma Saunière non si era fatto vedere. «Sì. Come fate a saperlo?»
«Abbiamo trovato il suo nome nell'agenda degli appuntamenti di Sau-nière.»
«Spero che non sia successo nulla.»
L'agente trasse un lungo sospiro e infilò nella fessura della porta una po-laroid. «Questa foto è stata scattata meno di un'ora fa. All'interno del Lou-vre.»
Nel guardare la bizzarra immagine, Langdon passò dall'iniziale repul-
sione a un improvviso accesso di collera. «Chi può aver fatto una cosa si-mile?»
«Speravamo che lei potesse aiutarci a rispondere alla domanda, data la sua conoscenza della simbologia e la sua intenzione di incontrarsi con lui.»
Langdon continuò a fissare la foto. Al suo orrore si sommava adesso la paura. L'immagine era raccapricciante e profondamente strana e gli dava un allarmante senso di déjà-vu. Poco più di un anno prima, lo studioso a-veva ricevuto la fotografia di un altro cadavere e una simile richiesta di aiuto. Ventiquattr'ore più tardi aveva rischiato di perdere la vita all'interno del Vaticano. La foto che aveva davanti agli occhi era del tutto diversa, eppure il luogo in cui era stata scattata aveva qualcosa di familiare.
Il poliziotto guardò l'orologio da polso. «Il mio capitaine ci aspetta, si-gnore.»
Langdon lo udì appena. Continuava a fissare la fotografia. «Questo sim-bolo, e il modo strano in cui il corpo è stato...»
«Messo in posa?» suggerì il poliziotto.
Langdon annuì e sentì correre un brivido lungo la schiena. «Non riesco a immaginare chi possa fare qualcosa del genere a una persona.»
L'agente lo guardò con espressione cupa. «Lei non ha capito, signor Langdon. Quel che vede nella fotografia...» Si interruppe per un istante. «Monsieur Saunière se l'è fatto da solo.»第一章
罗伯特·兰登慢慢醒来。
黑暗中电话铃响了起来——一种微弱的、不熟悉的响声。他伸手去摸床头灯,把灯打开。他眯着眼打量了一下环境,发现这是一间文艺复兴风格的豪华卧室,路易十六世的家俱,装饰有手工壁面的墙面,还有一张宽大的四柱红木床。
我到底是在什么地方?
挂在床柱上提花浴衣上写着:巴黎里茨酒店。
雾在慢慢散去。
兰登拿起听筒,“您好!”
“兰登先生吗?”一个男人的声音问道:“但愿我没有吵醒您!”
他睡眼惺忪地看了看床边的钟。午夜12时32分。他刚睡了一个小时,但感觉如昏死过去一般。

“我是酒店门房接待员,先生。打扰您了,很抱歉,但是有位客人要见您。他非坚持说事情非常紧急。”
兰登还是丈二和尚摸不着头脑。客人?这时他的目光汇聚到床头柜上一页皱皱巴巴的宣传单:
巴黎美国大学
将举办一场学术晚会
哈佛大学宗教符号学教授
罗伯特·兰登将莅临赐教
兰登哼了一声。今晚的报告 —一 幅有关隐藏于沙特尔大教堂基石上的异教符号幻灯片很可能呛了哪位保守听众的肺管了。极有可能是有宗教学者上门找碴儿来了。
“对不起,我累了,而且……”兰登说。
“可是,先生,”接待员赶紧打断了他,压低了声音,急迫地耳语道:“您的客人是位重要人物。”
毫无疑问,他的那些关于宗教绘画和邪教符号学的书使他不太情愿地成了艺术圈子里的名人。去年他与一个在梵帝冈的广为流传的事件有牵连,此后他露面的频率提高了上百倍。打那以后,自认为了不起的历史学家和艺术迷们便似乎源源不断地涌向他家门口。
兰登尽量保持礼貌的言语:“麻烦您记下那人的姓名和电话号码,告诉他我在周二离开巴黎前会给他打电话的。谢谢。”接待员还没来得及回话,他便挂上了电话。
兰登坐了起来,对着旁边的客人关系手册蹙着眉头。手册封面上自吹自擂地写道:如婴儿般沉睡在灯火辉煌的城市,酣睡在巴黎里茨。他转过头疲倦地凝视着对面的大镜子。回望着他的是个陌生人,头发乱蓬蓬的,疲惫不堪。
你需要休假,罗伯特。
去年他可损失惨重,憔悴了许多。但他不愿意在镜子里得到证明。他本来锐利的眼睛今晚看起来模糊呆滞。硕大干瘪的下巴上满是黑黑的胡茬儿。在太阳穴周围,花白的毛发显得一天比一天多,正深深地钻进他那浓密的又粗又黑的头发中。虽然他的女同事们一直说花白的头发使他显得更儒雅,可兰登不那么想。
幸亏波士顿杂志不是现在采访的我。
颇使兰登感到尴尬的是,上个月波士顿杂志把他列进该市十大最引人注目的人,——莫名其妙的荣誉使他不断成为哈佛同事们的首当其冲调笑的对象。
今晚在离家三千英里的地方,他作报告时,那种赞扬再度出现令他惴惴不安。
女主持人向巴黎美国大学的妃子亭里满满一屋子人宣布道:“女士们,先生们,我们今晚的客人不需要介绍。他写了好多本书,如:《秘密教派符号学》、《光照派的艺术》和《表意符号语言的遗失》等。我说他写了《宗教符号学》一书,其实我也只是知道书名,你们许多人上课都用他的书。”

人群中的学生们拼命点头。
“我本打算通过与大家分享他不凡的履历来介绍他,然而……”,她以调侃的眼神瞥了一眼坐在台上的兰登。“一位听众刚递给我一个……什么呢?……可以说是更有趣的介绍。
她举起了一本波士顿杂志。
兰登缩了缩身子。她到底从哪搞到的那玩意?
女主持人开始从那篇空洞的文章中有选择地朗读已选取的片断。兰登感到自己在椅子上越陷越深。三十秒钟后,人们龇着牙笑了起来,而那女人还没有停下来的意思。“兰登先生拒绝公开谈及去年他在梵帝冈秘密会议上所起的非凡作用,这使人们对他越发产生了兴趣。”女主持人进一步挑逗听众说:“大家想不想多听一些?”
大家齐鼓掌。
但愿能有人让她停下来。兰登默默祈祷道。但她又继续念那篇文章。
“虽然兰登教授可能不像有些年轻的崇拜者认为的那样风流倜傥,可这位四十几岁学者却拥有他这个年龄不多见的学术魅力。他只要露面就能吸引许多人,而他那极低的男中音更是使他魅力大增,他的女学生把他的声音描述为“供耳朵享用的巧克力。”
大厅内爆发出一阵大笑。
兰登有些尴尬,只能强装笑脸。他知道她马上又会说出“哈里森·福特穿着哈里斯花格尼”这样不着边际的句话,因为他穿着哈里斯花格尼裤子和博贝利高领绒衣。他原以为今晚终于可以安全地这么穿而不致惹出那样荒谬的说法来。他决定采取措施。
“谢谢您,莫尼卡。”兰登提前站了起来,并把女主持挤下讲台。“波士顿杂志显然非常会编故事。”他转向听众并发出了窘迫的叹息声。“如果我知道你们谁提供了那篇文章,我就请领事把他驱逐出境。”
听众又大笑起来。
“好喽,伙计们,你们知道,我今晚到这儿是要谈谈符号的重要作用。”
兰登房间的电话铃再一次打破沉寂。
他拿起电话,迟疑地咕哝道:“喂!”
不出所料,正是门房接待员。“兰登先生,真抱歉,又打扰您。我打电话是想告诉您,您的客人正在去您房间的路上,我想我应该提醒您一下。”
兰登现在一点睡意也没有了。“是你把那个人打发到我房间的?”
“抱歉,先生,但像他这样的人……,我想我不敢冒昧地阻止他。”
“到底是谁?”


但是门房接待员已挂断了电话。
话音未落,已有人用拳头重重地敲门。
兰登感到一阵不安。他匆忙下床,感到脚趾头深深地陷到地上的萨伏纳里地毯里。他穿上酒店提供的睡衣朝门口走去。“哪一位?”
“兰登先生吗?我需要和您谈谈。”对方以尖利的、颇具权威的口吻大声喊道。他说英语有很重的口音。“我是中央司法警察部的杰罗姆·科莱上尉。
兰登怔了一下。司法警察?这大致相当于美国的联邦调查局。
把安全链放好后,兰登把门开了几英寸宽的小缝。盯着他望的那个人的脸削瘦而苍白。那人极瘦,身着蓝制服,看样子像个当官的。
“我可以进来吗?”那特工问道。
那陌生人灰黄的眼睛打量着兰登,使他感到局促不安。“到底是怎么回事?”
“我们的警务局长在一件私事上需要您发挥一下您的专长。”
“现在吗?深更半夜的。”兰登挤出一句话来。
“你本打算今晚和卢浮宫博物馆长会面的,是吧?”
兰登突然感到一阵不安。他和那位德高望重的博物馆长雅克·索尼埃本来约定在今晚的报告后见一面,小斟一番,可索尼埃根本就没露面。“你怎么知道的。”
“我们在他的‘每日计划’中看到了你的名字。”
“但愿没出什么乱子。”
特工沉重地叹了一口气,从窄窄的门缝里塞进一张宝丽莱快照。
看了照片,兰登浑身都僵住了。
“照片是不足半小时前拍的——在卢浮宫内拍的。”
凝望这奇怪的照片,他先是感受到恶心和震惊,继而感到怒不可遏。
“谁竟然干出这种事!”
“鉴于你是符号学方面的专家,且你原打算见他,我们希望你能帮助我们回答这个问题。”
兰登看着照片,既恐惧又担心。那景象奇怪得让人不寒而栗,他有一种不安的,似曾相识的感觉。一年多以前兰登也看到过一具尸体的照片,也遇到了类似的求助。二十四小时后,他险些在梵帝冈城丧了命。这幅照片和那幅完全不同,但情景却是那样相似,使人 不安。


特工看了看表说:“我们局长正在等您,先生。”
兰登没太听清他说什么。他的眼睛还在盯着那张照片。“这个符号,尸体如此奇怪地……”
“放置。”特工接着说道。
兰登点了点头,又抬起头来,感觉到有一股逼人的寒气袭来。“这是谁竟会对人干出这等事来。”
特工似乎面无表情。“您不知道,兰登先生,你在照片上看到的……”,他顿了顿说道,“那是索尼埃先生自己干的。”